
Cuordicocomero
Aveva un cuore grosso come un cocomero: ce n'era sempre una fetta per tutti! Perciò in paese la chiamavano Cuordicocomero, ma il suo vero nome era Susan.
Diceva Janko, il vecchio scemo del villaggio, che Cuordicocomero era la fanciulla più graziosa e gentile della contea, e l'unica che non gli infilava lucertole nella schiena. Quei monellacci! Che divertimento ci sarà mai ad infilare lucertole ad un povero vecchio, la cui unica consolazione e' dondolarsi davanti allo spaccio sulla Santa Maria, la vecchia seggiola di Bambù che si diceva fosse appartenuta a Mek O'Sullivan, il leggendario fuorilegge del secolo scorso, bisnonno di Sem O'Sullivan, il gestore dello spaccio e vicesceriffo onorario, che riusciva a rubare più del suo leggendario bisnonno ma senza infrangere la legge, e per questo Janko, ogni giorno, gli diceva che era più bravo del mitico Mek, e che presso i posteriori avrebbe goduto di maggior fama che non tutti i suoi antenati, proprio così, sissignori.
Ma Sem, divertito, gli rispondeva sempre che il furto oggigiorno è un'arte nobile, e si chiama commercio, un'arte affascinante ma discreta, che come una bella amante seduce l’onesto più fedele e lo rende felice, a patto che non lo si sappia in giro. Mek avrebbe perciò mantenuto per sempre in famiglia il primato della gloria, e lui quello dei denari.
- E comunque, Janko, si dice "posteri" e non "posteriori"!
E per spiegargli la differenza, strizzava l'occhiolino al monellaccio di turno che, per il modico prezzo di una caramella all'anice, avrebbe infilato la solita lucertola nella schiena di Janko, e mentre quest'ultimo si sarebbe contorto, tra moccoli irriferibili perché' il povero vecchio non aveva più l'uso delle gambe, per togliersi quella viscida guizzosità, gli avrebbe spiegato che il ragazzino era un postero e il suo fondoschiena così pieno di movimento un posteriore, e tutti avrebbero riso a crepapelle per almeno mezzora.
Qualche volta passava Susan, però, che sbraitava con la sua vocina da ragazzina che "non si fanno queste cose ad un povero vecchio" e dopo aver paternato a grandine contro tutti i presenti concludeva immancabilmente con un "Signor Sem, mi meraviglio di lei!", e baciando affettuosamente il testone calvo e canuto di Janko a titolo consolatorio, se ne andava via stizzita mentre il vecchio guardava beato Sem mormorando: "E' un angelo!"
Susan era l'unica vera orfana del villaggio, imparentata alla lontana un po' con tutte le famiglie ma alla vicina con nessuno.
La scuola ed il pastore comunicarono al giudice della contea che in vista dell'affidamento Susan era già grande quanto basta da poter essere alloggiata nelle due stanzette (riservate nella scuola all'ex addetto delle pulizie) in cambio dell'impegno di riassettare la scuola stessa dopo le lezioni. Poi nessuno ne chiese l'affidamento ed il giudice si dimenticò di lei.
Il pastore convinse Sem ad usarla come garzone per le consegne in cambio di una piccola paga, garzone di cui comunque Sem aveva bisogno e che gli sarebbe costato di più, e da allora Cuordicocomero faceva ogni giorno il giro del paese per conto dello spaccio e tanto le bastava per sopravvivere sotto lo sguardo comprensivo della maestra, del pastore e dello stesso Sem che, quale vicesceriffo, rappresentava il giudice ed in suo nome certificò che quella era la soluzione più adatta per la minore in una pratica che nessuno avrebbe mai letto.
Era davvero la fanciulla più gentile e graziosa di tutta la contea, ma solo per Janko, che peraltro, dal suo punto obbligato di vista, a malapena poteva paragonarla con le altre ragazze del villaggio che prima o poi tutte passavano davanti allo spaccio, il vero centro sociale del paese nonché' l'anima del pettegolezzo sociale. Ma come potesse sapere dalla Santa Maria di tutte le altre della contea era davvero un mistero, spiegabile solo con il fatto che per il vecchio, scemo da sempre e paralitico ormai da molti anni, spaccio, villaggio, contea ed universo intero fossero ormai un unico concetto: c'era forse qualcos'altro nell'universo oltre alla gente che passava di lì? Ed in questo suo universo/spaccio, luogo frequentato solo da uomini, gringos e ragazzini, la femminilità di Cuordicocomero aveva gioco facile ad imporsi sui baffoni rossicci di Sem, o su quella delle altre ragazzine, anche loro dedite allo sport nazionale della viscida guizzosità, e perciò tenute da Janko in scarsa simpatia. In realtà Cuordicocomero non era affatto graziosa. I lineamenti del viso un po' volgari, quelle gote lentigginose e quel corpo tozzo e già un poco stondato che lasciava presagire come presto i cocomeri le sarebbero cresciuti anche sul sedere, lasciavano un unica nota di gentilezza tra i capelli ribelli ed il naso goffo: due occhioni dolci e profondi, che tradivano tutta la sua sensibilità ed il suo amore per la gente.
Il paese era spaccato in due. Una popolazione adulta che lavorava, lavorava, lavorava senza sosta alle mandrie nei ranch, tiranneggiata dal tempo che mancava sempre e dal denaro che non bastava mai e da una valanga di crucci e di debiti che aveva fatto dimenticare loro cosa fosse il tempo libero e le relazioni familiari. Vi era poi una popolazione anziana, questa stanziale, abbandonata sulle sedie a dondolo e sulle verande delle case, che attendeva continuamente, con rassegnazione, quando il rientro dei figli, quando l'approssimarsi della Pasqua, quando l'avvicinarsi della morte che finalmente avrebbe loro tolto l'angoscia della quella non produttività che pesava più delle mille acciaccose malattie.
I pochi bambini che, nonostante la scarsa voglia degli adulti di diventare genitori, riuscivano ugualmente a nascere, non potendo contare né sui padri nei ranch né sui nonni nelle verande, erano affidati al mattino alle cure della scuola e della inacidita signorina Dobson, ormai sul punto di inverandirsi anche lei; alla sera lo spaccio di Sem faceva il resto, per quello che gli era possibile fare.
Adulti, vecchi e bambini soffrivano tutti di solitudine, ma non c'era comunicazione tra i gruppi, e nemmeno tra i singoli.
Le poche donne non impegnate anch'esse nel lavoro dei ranch, venivano impiegate nel lavoro più massacrante di tutti, sbrigavano le faccende di casa, la cura dei campi, rammendavano e lavavano le camice dei familiari che lavoravano ai ranch e che tornavano a sera già buia con la spossatezza di chi si alzerà senza che il sole sia ancora levato, e soprattutto accudivano, in una lotta impari, alla moltitudine degli anziani infermi della propria casa: non c'era tempo per parlare con i figli, figurarsi con i mariti ed i nonni.
In questa desolazione Cuordicocomero aveva la sua missione da compiere. La mattina stava a scuola insieme agli altri ragazzi, e la sera, per conto dello spaccio, faceva sempre il giro del villaggio, fermandosi in decine di verande con il suo grande sorriso ed una parola gentile per tutti.
Gli anziani del villaggio ormai si erano abituati ad aspettare il suo passaggio per avere da Cuordicocomero la propria manciata di allegria che rendeva meno pesante la fatica di aspettare il tramonto.
E tutti potevano confidarle che cosa erano ai loro tempi, e rivivere con lei quei ricordi che altrimenti non avrebbero avuto senso ricordati da soli, e di quando era arrivata la ferrovia, e di quando Mek il fuorilegge terrorizzava tutti i mandriani della zona, e di come fosse diventato fuorilegge per amore di una donna, e di quando dovettero partire per la guerra, che nessuno lo sapeva neanche che cosa era una guerra, e di come erano ritornati in pochi e senza nemmeno sapere contro chi o perché gli altri avevano perso il biglietto di ritorno, ma gliela avevano fatta vedere al nemico, oh se gliela avevano fatta vedere!
Le donne del villaggio ormai confidavano i loro crucci solo a Cuordicocomero, e solo con lei si lasciavano andare al pianto, ricevendone consolazione e conforto come da una figlia.
Aveva davvero un cuore grande come un cocomero, e non ne rifiutava una fetta a nessuno, così tutti ci si buttavano sopra. Unica consolazione all'arsura della solitudine, una fetta di anguria! Cuordicocomero si lasciava docilmente spolpare senza protestare mai. Per tutti un gesto di affetto, di comprensione, un sorriso, una parola.
Ben presto il suo cuore si ridusse ad un ammasso di bucce con tanti semini neri sputati intorno. Fu scivolando su una di quelle bucce che Cuordicocomero si accorse di essere cambiata. Aveva parlato a lungo con Alce Smith, un ragazzotto alto e robusto, dal viso gentile ed un po' di sangue indiano; o meglio lui parlava con lei; di come era dura la vita al ranch dove lavorava; di come , morto suo padre, vivesse con la famiglia di suo zio e di come non fosse la stessa cosa; di come sarebbe scappato di lì appena avesse trovato un altro lavoro, qualsiasi lavoro. Infatti un giorno Alce Smith scappò di casa e non si rivide più, lasciando un vuoto nell'anima di Susan come mai aveva provato prima. La sua buccia di cocomero!
Per la prima volta si accorse di aver sete anche lei. Aveva bisogno di chiedere un sacco di cose, dell'amore, della vita, del perché di quella struggente solitudine che le paralizzava l'anima. Cose da chiedere ad una madre che lei non aveva mai avuto, o ad un padre che lei non aveva più. E quando provò a parlarne con qualcuno degli anziani, quelli le buttarono addosso dei loro tempi, di quando arrivò la ferrovia e di quando partirono per la guerra. Quando provò a parlarne con qualcuna delle donne, queste le buttarono addosso le malattie dei loro bambini piccoli e la nostalgia per i mariti lontani. Avevano tutti un gran bisogno di parlare di sé che non erano capaci di ascoltarla. Ben presto si accorse di essere vuota dentro e di non avere più nulla da offrire a chi incontrava nel suo giro quotidiano. Era come se i suoi problemi non interessassero a nessuno. In quell'estate torrida l'arsura fece sentire i suoi morsi più del solito, donne vecchi e ragazzi diventarono più tristi e Cuordicocomero piangeva, senza che nessuno se ne accorgesse.
Un giorno uscì a piangere nella prateria. Forse là avrebbe incontrato qualcuno, pensava. Ma non incontrò nessuno. Né indiani né cawboys e nemmeno un coyote che ascoltasse le sue lacrime. Stava piangendo in silenzio, quando davanti a lei vide la figura di un pistolero errante, seduto su una pietra che si fumava un sigaro dall'odore insopportabile. Non l'aveva visto arrivare ed era sicura che non c'era prima. Ma non ne ebbe paura e gli chiese:
- Come ti chiami?
- Mi chiamano Mek - rispose fumando il sigaro.
- Vivi qui?
- Non vivo più.
Era proprio lui, Mek O'Sullivan, il fuorilegge! Eppure Susan non ne aveva paura. Lo guardò, e il tremendo bandito che tutti gli avevano raccontato le apparve soltanto un uomo solo. Passò un po' di silenzio, poi Susan disse:
- Come posso parlare con te? Solo i morti parlano con i morti!
- La solitudine è un po' come la morte, e quando si piange in una prateria
da soli e nessuno ascolta le tue lacrime, è come essere morti. Ho pianto tanto, in questi prati che non finiscono mai, nelle notti stellate che non terminano mai, quando sembra che il sole non sorgerà più, e non ero diverso da adesso, e parlavo anch'io con i morti, perché i vivi non mi parlavano.
- La gente di questo paese soffre troppo per poter ascoltare. E' successo anche a me che...
E Susan, finalmente, raccontò a Mek di tutti i suoi guai, che la consolo' amorevolmente. E Mek, finalmente, le parlò delle sue notti infinite, e trovò conforto. Susan sapeva di essere ormai nel mondo dei Mek, solo non si capacitava di come aveva fatto a morire. Mek le spiegò che si era seduta su un serpente a sonagli, ma che piangeva tanto forte che non se n'era accorta, ed ora era lì. Ma rimaneva ancora una cosa da fare.
Così Cuordicocomero, a modo suo, tornò in paese dove tutti erano tristi, perché non la si trovava più. Al suo posto avevano trovato solo un inspiegabile cumulo di bucce di cocomero, e nessuno ci capiva niente.
Ma Janko, che come ogni scemo del paese era il più capace di comprendere queste cose, si insospettì subito, e disse a Sem:
- ma c'erano i semini?
- Quali semini?
- Là, alla prateria, dove hanno trovato tutte quelle bucce: c'erano i semini intorno? Se fosse stato un gruppo di uomini, forestieri, cawboys, che hanno fatto bisboccia ad angurie, dovrebbero aver lasciato un sacco di semini. Se i semini non ci sono, credo che la povera Susan non abbia più il suo cuor di cocomero.
Sem andò, vide le bucce senza semini, e riferì a Janko.
- I semini non ci sono!
- Sì, invece. Eccoli là!.
Sem e Janko videro che ovunque in paese, sui tetti e sulle strade, c'erano puntini neri, apparsi all'improvviso. Ma se ne accorsero solo loro.
- Chi ce li ha messi? - chiese Sem.
- E' il saluto di Susan. Non la rivedremo più. Non su questa terra, almeno.
Ma non essere triste, Sem: Cuordicocomero ci ha fatto un regalo. Vedrai.
L'anno dopo, a primavera, il villaggio fu invaso dai cocomeri. Angurie dovunque, per le strade, sui tetti delle case, nei giardini, perfino sulle panche della chiesa e nel cimitero. Provarono ad estirparle e quelle crescevano più forti. Provarono ad avvelenarle, ma quelle rispuntavano sempre più rigogliose. Il paese divenne una fitta jungla di cocomeri, una inestricabile foresta cucurbitacea che avvolse tutto, palizzate, ranch, stalle, tetti, finestre, insegne e cucce per i cani. Janko fece appena in tempo a vederla, poi si spense sulla Santa Maria dicendo :
- Sem, è la vendetta di Cuordicocomero. Ora posso anche andare via tranquillo.
Ma la foresta di cocomeri continuava a crescere ed infittirsi al punto di paralizzare ogni attività. Impossibile passare a cavallo in quel marasma di tralicci ed angurie, a fatica si passava anche a piedi. Gli uomini non poterono più andare ai ranch, ma alle mandrie quell'anno non mancò niente, si saziavano di ottime foglie di cocomero, e si moltiplicarono oltre ogni aspettativa. Così l'economia andava avanti anche se gli uomini (tutti soci in almeno uno dei ranch) non lavorarono. I mariti a casa riscoprirono le loro mogli, le mogli i mariti, e non c'era altro da fare per gli abitanti del villaggio che parlare e passare il tempo insieme. Gli anziani avevano finalmente il calore di una famiglia riunita e più tempo per essere curati. Passavano giorni e giorni a ricordare i bei tempi con gli anziani vicini ed i rispettivi nipoti. Ai figli furono restituiti i padri, ai padri furono restituiti i figli. L'estate non era mai stata così fresca come sotto le pergole di cocomeri cresciuti sulle verande. L'ozio fece aumentare i consumi, ed anche lo spaccio faceva affari d'oro. E per tutti c'erano enormi saporiti cocomeri che maturavano incessantemente la loro polpa squisita e rinfrescante. Quell'anno al villaggio ci furono ben 237 indigestioni di cocomero. L'anno dopo sarebbero nati 342 bambini, uno in ogni famiglia e 24 parti gemellari. La Santa Maria fu dichiarata monumento cittadino e vi fu affisso un grande cartello a lettere d'oro.
In autunno i cocomeri si ritirarono. Per tutto il paese c'era uno strato abbandonato di semini neri alto 10 centimetri, che durante le nevicate sfamarono un numero abnorme di fagiani, tacchini selvatici ed altri uccelli, che negli anni successivi rimasero numerosissimi in quella regione e fornirono carne in quantità durante gli inverni.
L'anno dopo gli uomini tornarono al lavoro con i capi bovini decuplicati, ma stabilirono la regola che si sarebbe lavorato solo la mattina, perché di più non ce n'era bisogno. Nei pomeriggi gli uomini coltivavano cocomeri nei giardini, e presso lo spaccio, offerta da Sem O'Sullivan fu aperta una sala civica comune dove incontrarsi, e dove la Santa Maria venne portata con solenne processione ed acclamazione di popolo.
Sulla Santa Maria, il cartello diceva:
SI PUO' AMARE SOLO IMPARANDO AD ASCOLTARE. A CUORDICOCOMERO CON IMMENSA GRATITUDINE. TI CHIEDIAMO PERDONO. IL POPOLO DI GRENSON CITY.
E c'è chi poi disse di aver visto cose strane nella prateria nelle lunghi notti stellate, tre figure d'uomo, tre fantasmi, mangiare fette di cocomero ridendo fra loro, e tra queste giurava di aver riconosciuti Janko e Susan; il terzo fumava un sigaro dall'odore insopportabile. Ma poi, al mattino, le bucce ed i semini si trovavano davvero, proprio dove erano stati avvistate le tre figure...