
la madia del re
Un topolino ardito raggiunse la madia del re.
Quando il gran dispensiere di corte informò sua maestà dell’avvenuto rosicchiamento del pane regio, il re fece tagliare la testa del gran dispensiere.
La regina pensò tra sé che sarebbe stato meglio per lui fosse stato zitto.
E dal momento che bisognava trovare un nuovo gran dispensiere, il re promosse a questa augusta carica il cuoco di corte, e il giovane garzone del cuoco a cuoco di corte egli stesso.
Quindi ordinò che nessuno, topo od uomo che fosse, osasse più in alcun modo diminuire il pane regio.
Ma quello che gli uomini obbediscono, non l'obbediscono i topi!
Per assicurarsi la testa ben appiccicata sul collo, il nuovo gran dispensiere mise trappole per topi in tutta la cucina regia, e due grandi e feroci gatti da guardia davanti alla madia.
Ma, invece, furono proprio i gatti a finire presi nelle trappole, ed il topolino ardito riuscì, con tutto il comodo suo, a rosicchiarsi un altro bel pezzettino di pane.
Il gran dispensiere se ne accorse e corse a riferirlo al re, che gli fece tagliare la testa.
La regina pensò tra sé che sarebbe stato meglio per lui fosse stato zitto.
Poi il re nominò gran dispensiere il giovane cuoco, già garzone cuciniere di corte, la qual cosa piacque molto alla regina che prese a convocare sovente il neo gran dispensiere presso di lei, nei suoi appartamenti privati, per potergli ordinare le provvigioni di suo gradimento.
La regina ed il gran dispensiere pensarono tuttavia che sarebbe stato meglio per loro se fossero rimasti zitti.
Molti giorni passarono. Il re vinse una guerra, fermando vittoriosamente l'esercito nemico di un altro re che voleva rosicchiargli un pezzo di regno. Ma non riuscì a fermare il topolino ardito, che continuava a fare man bassa di pane regio nella madia del re, ed il gran dispensiere rimase zitto, della qual cosa molto il topolino gli fu grato.
Finché un giorno il gran ciambellano riferì costernato al suo re che qualcuno rosicchiava il pane della regal madia e qualcun altro rosicchiava l'affetto della sua regal sposa.
Il re, furente, per prima cosa fece tagliare la testa del gran ciambellano, e la regina pensò tra sé la solita cosa.
Poi il re corse a controllare di persona come stessero i fatti all'interno della madia regia e scoprì che il pane era rosicchiato davvero!
Fuori di sé, stava per avventarsi sul gran dispensiere, quando saltò fuori il topolino ardito, che ritto sulla madia con le proprie zampette alzate, così parlò al re:
- “Maestà, anche se non sono che un topolino, ardisco di parlarvi.”
Il re, e tutti quelli del suo seguito, all'udir parlare il topolino, rimasero esterrefatti. Meno il grande sapiente di corte, che con la sua barba bianca sussurrò negli orecchi del re: “già è capitato, qualche volta, che quello che non osano dire gli uomini, lo dicano i topi. Me lo hanno detto le stelle”.
Il re allora, rivolto al topolino, gli ordinò di parlare.
- “Maestà, questa vostra regal madia è piena di ottimo pane, sempre fresco, sempre abbondante, che i vostri servitori preparano per voi con amore e dedizione. I regi fornai cuociono per voi le migliori farine, macinate dai più abili mugnai con i frumenti più pregiati, scelti solo per voi. Ma voi, sire, questo pane neppure lo assaggiate. Se non fosse per me, nessuno sulla terra conoscerebbe quanto è buono il pane del re, se non i porci dopo che è già ammuffito. Io solo posso attestare l'orgoglio dei vostri fornai, dei vostri mugnai, dei vostri coltivatori, che senza di me faticherebbero invano per un pane che nessuno consuma. Vi par dunque la mia una colpa tanto grave?
Non ho che rosicchiato un pane altrimenti destinato alla muffa.”
Il re capì bene quello che voleva dire il topolino. Si voltò a guardare la sua sposa, e per la prima volta in vita sua si accorse di quanto era bella la sua regina, che tutti gli altri re gli invidiavano. Licenziò il gran dispensiere senza fargli tagliare la testa, e da quel giorno lui e la regina fecero lunghe camminate insieme nei giardini reali dietro al palazzo. Dopo nove mesi nacque al re un erede, maschio, l'orgoglio del regno e l'invidia di tutti gli altri re.
Si dice che da quel giorno il re ricominciò a mangiare con gusto anche l'ottimo pane che i suoi servitori preparavano per lui ogni giorno, e non ci fu più bisogno di far guerra ai nemici perché era contento del regno che aveva e della sua bellissima regina.
Vissero così tutti felici e contenti, meno che il topolino ardito, a cui il re fece tagliare la testa dietro consiglio del grande sapiente di corte, che aveva letto nelle stelle la legge del mantenimento del prestigio per chi è chiamato ad esercitare il potere, ed era legge universale, valida anche per le fiabe.
“Primo dovere di un re è quello di non essere contraddetto, neanche quando ha torto, e nemmeno dai topi”, sussurrò contristato il gran sapiente all'orecchio del re. “Cosa succederebbe se qualcuno si accorgesse che anche il re può sbagliare? Chi più ubbidirebbe i suoi ordini?”.
La regina pensò che, tutto sommato, per il topolino sarebbe stato meglio per lui che non fosse stato troppo ardito, e che se fosse rimasto zitto ancora oggi avrebbe rosicchiato il pane regio dalla regal madia.
Ma lo pensò in scrupoloso silenzio.